Certamente nel leggere le parole come curare la calvizie ti verrà voglia di sorridere, o peggio proverai il desiderio di chiudere questa pagina.
In effetti io stesso fino a circa 5 anni fa avrei fatto lo stesso e quindi posso capire, però documentandomi per parecchio tempo ho capito che le possibilità di curare l’alopecia androgenetica esistono, se presa quando ancora non raggiunge livelli gravi. Per livelli gravi intendo i livelli dal 4-5 in su della Scala Norwood dove ormai la calvizie ha prodotto danni davvero elevati a cui le attuali terapie farmacologiche non possono porre rimedio.
Per stadi inferiori al 5 però le cose cambiano decisamente. Ad esempio, per quanto mi riguarda, puoi vedere come fossi ormai giunto ad uno stadio tra il 3 Vertex ed il 4 in cui il diradamento e la stempiatura erano ormai ben evidenti.
Ebbene il recupero che ho avuto lo puoi valutare tu stesso dalle foto.
Come Curare la Calvizie Androgenetica: cosa offre la Medicina Ufficiale?
Abbiamo visto nell’articolo Calvizie Maschile: domande e risposte che la principale causa dell’alopecia androgenetica è data dalla sensibilità dei follicoli piliferi all’ormone androgeno maschile DHT il quale provoca progressiva atrofizzazione dei follicoli stessi e quindi la miniaturizzazione dei capelli che chi soffre di Calvizie conosce molto bene.
In questo articolo tratteremo esclusivamente dei farmaci ufficialmente riconosciuti per il trattamento della calvizie androgenetica e regolarmente prescritti a tale scopo dai medici di tutto il mondo. E’ giusto sapere comunque che esistono anche farmaci in fase di sperimentazione o che, pur dimostrando di avere buoni risultati nel trattamento di tale patologia, attualmente non hanno ancora ottenuto l’approvazione per l’alopecia androgentica in quanto destinati ad altre patologie e senza studi specifici in ambito calvizie. Il più famoso tra tutti è certamente la Dutasteride, facente parte della categoria degli antiandrogeni… ma come detto, qui non verrà trattato.
Attualmente la Tricologia appare orientata verso 3 punti d’attacco per combattere l’alopecia androgenetica:
1) Bloccare o Ridurre l’azione del DHT sul follicolo pilifero:
Questo rimane sempre e comunque l’obiettivo principale.
2) Stimolare la Crescita e Rafforzare i capelli esistenti:
Grazie ad un farmaco specifico che modifica i cicli vitali del capello.
3) Combattere le Infiammazioni:
Al fine di mantenere il cuoio capelluto in buona salute.
Di seguito analizzeremo singolarmente ognuno dei punti sopracitati:
Farmaci per Bloccare o Ridurre l’azione del DHT
Dopo aver compreso che il diidrotestosterone occupa un ruolo fondamentale nello scatenarsi dell’alopecia androgenetica, appare evidente come il “fronte d’attacco principale” nell’ambito di una terapia specifica è proprio cercare di contrastare l’azione dannosa che tale ormone svolge sui follicoli ad esso sensibili.
Le modalità con cui possiamo ottenere questo sono sostanzialmente 2:
1) Impedire che il DHT si formi:
allo scopo esistono farmaci che intervengono sull’alfa 5 reduttasi e quindi a monte impediscono (o riducono fortemente) la conversione del testosterone in diidrotestosterone.
2) Per antagonismo recettoriale:
in pratica si usano principi attivi che vanno ad occupare lo stesso recettore che il DHT andrebbe ad occupare nel follicolo e quindi con questo metodo si cerca di rendere meno utilizzabile il DHT già prodotto.
I farmaci antiandrogeni che hanno spiccata azione sull’ormone DHT e quindi possono essere utili nella lotta contro l’alopecia androgenetica sono i seguenti:
- Finasteride: questo farmaco è certamente il pilastro portante in tutte le terapie atte a curare la calvizie androgenetica in quanto ha una diretta azione contro il DHT. Agisce infatti inibendo l’enzima alfa 5 reduttasi e quindi impedisce la conversione del testosterone in diidrotestosterone. Per Alopecia Androgenetica il dosaggio ufficialmente riconosciuto è di 1mg al giorno da assumere oralmente e la riduzione del dht è nell’ordine del 60-70%. Tale percentuale è significativa e può consentire il blocco della miniaturizzazione e, se lo stadio di atrofizzazione non è eccessivo, è possibile anche il recupero fino a 2 gradi di displasia.
- 17 alfa estradiolo: pur facendo parte degli estrogeni (ormoni femminili per eccellenza) si tratta di un isomero inattivo del beta estradiolo (destinato esclusivamente alla donne) e come tale utilizzabile anche sul maschio senza gravi effetti collaterali. In seguito allo studio 1)Hoffmann, R., Niiyama, S., Huth, A., Kissling, S., & Happle, R. (2002). Dermal fibrosis in male pattern hair loss: a suggestive implication of mast cells. Experimental Dermatology, 11(4), 376-380. doi: 10.1034/j.1600-0625.2002.110413.x, risalente al 2002, dell’università di Marburg, si ebbe conferma che: il 17 alfa estradiolo è, in vitro, in grado di ridurre la formazione di DHT nelle cellule follicolari prelevate da pazienti colpiti da alopecia androgenetica seppur in quantità molto inferiore rispetto a quella della finasteride. Tale studio evidenziò anche quella che sembra la principale prerogativa di questo ormone quando applicato topicamente sui follicoli, ossia l’attivazione dell’enzima aromatasi e la conseguente conversione del testosterone presente in estrogeni. In pratica tra azione anti diidrotestosterone (limitata) e aromatizzazione (preponderante), il 17 alfa estradiolo riduce la quantità di testosterone presente nella zona di applicazione. L’utilizzo è esclusivamente topico (applicazione diretta sulla cute) tramite lozioni galeniche (dal 0,015% al 0,1%) preparate in farmacia ovviamente dietro prescrizione medica.
- Ciproterone Acetato: è certamente tra i più efficaci antiandrogeni utili per curare la calvizie androgenetica. Compete con il DHT per occupare lo stesso recettore presente nei follicoli e quindi di fatto fa in modo che meno diidrotestosterone possa compiere su di essi la sua dannosa azione. Tuttavia per la sua spiccata attività antiandrogena può essere utilizzato oralmente solo nelle femmine, mentre nei maschi è consentito esclusivamente l’utilizzo topico tramite lozioni galeniche in concentrazioni dal 0,5% al 1%. A tali percentuali l’assorbimento sistemico è praticamente assente e quindi anche gli effetti collaterali. Va ricordato che il ciproterone acetato è un principio attivo molto costoso (20 € al grammo all’ingrosso), quindi può alzare di parecchio il costo della lozione in cui è presente dato che per 100 ml di preparato al 1% è necessario ben 1 grammo di ciproterone. Specialmente unito al progesterone, di cui parleremo nel prossimo punto, riesce a bloccare efficacemente il metabolismo del testosterone, e conseguente conversione in DHT, all’interno del follicolo come dimostrano gli evidenti miglioramenti nei tricogrammi di pazienti trattati con tale terapia dal Dottor Andrea Marliani.
- Progesterone: inibisce l’attività della alfa 5 reduttasi entrando in competizione con il testosterone. Nel maschio è prescritto esclusivamente l’utilizzo topico in concentrazioni che arrivano fino anche al 4% ed anche a tali valori l’assorbimento sistemico è pressocché assente.
- Spironolattone: agisce in modo simile al ciproterone acetato andando ad occupare il recettore androgeno presente nel follicolo pilifero e quindi impedendo di fatto al dht di agganciarsi ad esso. E’ tra gli antiandrogeni più potenti e se assunto oralmente (o per via sistemica) negli uomini può arrivare ad abbattere il testosterone fino al 50% con evidenti effetti di femminilizzazione. Pertanto nei maschi viene prescritto solo per uso cutaneo in concentrazioni che vanno dal 0.5% al 5% (generalmente si sta tra 1%-2%) e a tali percentuali l’assorbimento sistemico è pressoché nullo quindi sono scongiurati i sides di carattere ormonale. In rari casi può verificarsi la comparsa di irritazione cutanea nelle zone di applicazione. Una piccola controindicazione all’utilizzo dello spironolattone è senza dubbio il fatto che quando preparato in crema o lozioni idroalcoliche… “puzza”. Rilascia infatti acido tioacetico che ha uno sgradevole odore sulfureo… in pratica sa di uova marce 🙂 . L’effetto maleodorante può essere attenuato con l’uso di eccipienti profumati nella preparazione del prodotto topico
Stimolare la Crescita
Quando si cerca di rispondere alla domanda “come curare la calvizie?” un secondo fronte d’attacco è indubbiamente quello di stimolare la crescita e allo stesso tempo rafforzare i capelli già esistenti. Allo scopo è ormai un solo farmaco a farla da padrone:
- Minoxidil: è forse il principio attivo più conosciuto tra quelli utilizzati per curare la calvizie in quanto risalente ormai agli anni 80 e assieme alla finasteride costituisce il secondo pilastro portante nella lotta contro l’alopecia androgenetica.
La scoperta della sua efficacia è stata casuale in quanto il farmaco era nato come vasodilatatore anti ipertensivo, tuttavia si notò come diversi pazienti con minoxidil per via orale, manifestavano una certa ricrescita di peli in varie zone del corpo. Ha dimostrato di essere in grado di arrestare la caduta in un buon numero di casi, e di promuovere, con minor frequenza, anche una certa ricrescita.
Per la cura dei capelli si preferisce l’utilizzo topico in concentrazioni che vanno dal 2% al 5%. Alle percentuali canoniche gli effetti collaterali sono assai rari.
Combattere l’infiammazione
Alcune teorie relative alle cause che provocano alopecia androgenetica credono che il sistema immunitario abbia un ruolo importante in questa patologia. Non tanto nella fase iniziale, dove è ormai risaputo che la sensibilità dei follicoli al DHT è la causa scatenante, bensì nelle fasi successive in cui il sistema immunitario non riconoscendo come propri i follicoli danneggiati dal diidtrotestosterone li attacca avviando una reazione simile al rigetto. Questo, unito alla miniaturizzazione provocata dagli ormoni androgeni, porterebbe alla definitiva morte dei follicoli tipica degli stadi più avanzati dell’ AGA.
Secondo uno studio 2)Won, C., Kwon, O., Kim, Y., Kang, Y., Kim, B., & Choi, C. et al. (2008). Dermal fibrosis in male pattern hair loss: a suggestive implication of mast cells. Archives Of Dermatological Research, 300(3), 147-152. doi: 10.1007/s00403-007-0826-x del 2008 condotto dal Dipartimento di Dermatologia dell’università di Seoul (Korea) è stata infatti rilevata una aumentata presenza di Mastociti (cellule immunitarie) nei follicoli di individui di età tra i 20 e i 35 anni aventi calvizie maschile conclamata (gradi 3 e 4 della scala Hamilton).
La reazione immunitaria spiegherebbe il motivo per cui in genere nella caduta dei capelli per defluvio androgenetico si verifichino fenomeni infiammatori quali arrossamenti, pruriti, aumentata secrezione di sebo (seborrea) e dolore al cuoio capelluto (tricodinia).
Ecco quindi che un ulteriore “fronte di attacco” nella lotta contro calvizie maschile sembrerebbe essere appunto quello di contrastare questo stato infiammatorio.
Difatti questa interessante ricerca 3)Yamamoto, S., & Kato, R. (1994). Hair growth-stimulating effects of cyclosporin A and FK506, potent immunosuppressants. Journal Of Dermatological Science, 7, S47-S54. doi: 10.1016/0923-1811(94)90035-3 del 1994 condotto dalla Keio University di Tokio ha dimostrato come l’utilizzo sistemico di potenti immunosoppressori quali le Ciclosporine ha provocato ricrescita di capelli sia in soggetti colpiti da Alopecia Areata che in casi di Alopecia Androgenetica.
L’utilizzo di questi farmaci a livello sistemico su base regolare sarebbe però troppo depressivo per tutto il sistema immunitario e il gioco non varrebbe la candela per la cura della calvizie che, di fatto, è pur sempre una patologia di carattere solamente estetico.
A livello topico invece gli immunosoppressori non si sono rilevati altrettanto validi e quindi si è optato per sostanze anti infiammatorie da applicare localmente. Le più utilizzate ad oggi sono le seguenti:
- Idrocortisone: noto anche come cortisolo è utilizzato per contrastare gli stati infiammatori sopracitati che interessano il cuoio capelluto e i follicoli in presenza di alopecia androgenetica. Viene utilizzato per via topica ed oltre a poter essere preparato galenicamente dalla farmacia è possibile trovarlo anche sotto forma di preparato industriale con il nome di Locoidon (idrocortisone butirrato 0.1%). Può essere utilizzato assieme ad altri trattamenti topici quali lozioni di antiandrogeni e/o Minoxidil. Alle concentrazioni prescritte non crea in genere effetti collaterali.
- Ketoconazolo: questo principio attivo è utilizzato per le sue proprieta di fungicida e anti infiammatorie e quindi ad oggi è consigliato in presenza di dermatite seborroica, prurito e infiammazioni del cuoio capelluto. Ha dimostrato però di avere anche una blanda attività antiandrogena. Inoltre questo studio 4)Jiang, J., Tsuboi, R., Kojima, Y., & Ogawa, H. (2005). Topical Application of Ketoconazole Stimulates Hair Growth in C3H/HeN Mice. The Journal Of Dermatology, 32(4), 243-247. doi: 10.1111/j.1346-8138.2005.tb00756.x del 2005 condotto dal Dipartimento di Dermatologia della Juntedo University di Tokyo, ha dimostrato che l’utilizzo di ketoconazolo in concentrazione del 2% ha portato ad un incremento nel diametro dei capelli di soggetti colpiti da alopecia androgenetica. Il Ketoconazolo nel trattamento della calvizie può essere aggiunto a lozioni galeniche, ma generalmente viene commercializzato sottoforma shampoo quali Nizoral o Triatop entrambi disponibili in concentrazione 1% o 2%.
Attacco su più Fronti
Possiamo quindi dedurre che l’attuale approccio della Tricologia nella cura della calvizie maschile, consiste nell’attacco anche combinato su tutti i fronti indicati sopra e sinteticamente possiamo riassumerli in questi semplici punti:
1) Bloccare il DHT con Terapia Sistemica Orale:
Consiste nell’assunzione orale di Finasteride al dosaggio di 1mg al giorno (dosaggio ufficialmente prescritto per il trattamento di AGA).
2) Applicazione Topica di Stimolatori e Antiandrogeni:
Grazie all’applicazione topica di Minoxidil in concentrazioni dal 2% al 5% a seconda dell’entità della Calvizie per stimolare l’attività follicolare, e degli Antiandrogeni sopracitati che agiscono direttamente sul cuoio capelluto integrando l’attività sistemica della Finasteride assunta oralmente.
3) Contrastare l’infiammazione:
Grazie all’utilizzo direttamente sulla cute di blandi cortisonici topici (idrocortisone butirrato) e shampoo specifici contenenti Ketoconazolo.
Per quanto riguarda i punti 2 e 3, se non ci si vuole cimentare giornalmente nell’applicazione di molteplici prodotti, è possibile, grazie ai preparati galenici delle farmacie, ottenere lozioni contenenti Minoxidil + Antiandrogeni vari + Idrocortisone o Ketoconazolo o altri anti infiammatori. Questi prodotti possono essere infatti mixati assieme e in questo modo si avrà un’unica lozione da applicare. Ovviamente in ogni caso è necessaria la prescrizione del vostro medico.
In linea di massima si può affermare che l’uso combinato di più principi attivi da benefici maggiori rispetto alla mera somma matematica che ogni principio attivo da se preso singolarmente.
Tuttavia è opinione consolidata in ambito tricologico che, allo stato attuale, nella lotta contro l’alopecia androgenetica il pilastro portante è senza dubbio la Finasteride, seguita a ruota dal Minoxidil.
L’uso degli antiandrogeni e anti infiammatori topici costituisce una valida integrazione alla terapia che amplia il raggio di azione contribuendo ad ottenere risultati migliori.
Ma queste cure… funzionano Sempre e per Tutti?
Se qualcuno fosse in grado di rispondere in modo affermativo a questa domanda, significherebbe aver trovato la persona che ha risolto il problema di come curare la calvizie androgenetica ed ha in mano la soluzione definitiva. Purtroppo ad oggi non è così.
Oltretutto nemmeno farmaci destinati alla cura di altre patologie funzionano indistintamente su tutti i pazienti, quindi la risposta a questa domanda è, come potrete immaginare, il consueto…. dipende.
Nell’esperienza maturata in 20 anni di attività dal S.i.Tri (Società Italiana Tricologia), associazione scientifica che annovera tra i suoi membri alcuni dei più accreditati medici esperti nella cura delle patologie dei capelli, la risposta è che i risultati sono da reputare in linea di massima “soddisfacenti” ma vanno tenuti in considerazione importanti fattori quali:
- Età del soggetto: diverso infatti è un soggetto di 20-25 anni che inizia a curarsi ai primi sintomi di alopecia androgenetica, da un soggetto di 40-45 con calvizie non curata da anni in cui la patologia ha già portato danni rilevanti
- “anzianità” della calvizie: più importante a mio avviso rispetto all’età del soggetto in quanto ci possono essere casi molto aggressivi in cui giovani di 20 anni sono già gravemente compromessi, e casi di alopecia a lento decorso in cui soggetti di 40 anni e oltre sono tutto sommato in condizioni ancora buone.
- Risposta individuale ai farmaci: purtroppo è risaputo che nemmeno l’aspirina funziona su tutti in egual misura e lo stesso vale quindi anche quando si tenta di curare la calvizie.
Il mio caso personale rientra nella seconda tipologia dato che, pur avendo iniziato le cure a 40 anni di età, ed avendo alopecia androgenetica a lento decorso, ho ottenuto ottimi risultati.
Quindi pur non potendo dare una risposta certa sull’efficacia per tutti delle attuali cure, è ragionevole affermare che intervenendo ai primi segnali sia possibile ottenere risultati di mantenimento o quantomeno di forte rallentamento della caduta ed, in casi fortunati anche ricrescita di capelli.
L’importante è quindi agire in tempo e, cosa secondo me fondamentale, la costanza nelle cure.
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