alopecia androgenetica cura definitiva

Alopecia androgenetica Cura definitiva?

Aggiornato il: 31/12/2019

Autore: finnikola

Attualmente ci si pone di fronte alla condizione di calvizie come ad un fenomeno derivante dall’invecchiamento, per alcuni però ciò è fonte di disagio psicologico e sociale. Milioni di uomini e donne in tutto il mondo ne sono colpiti, pertanto periodicamente lo slogan alopecia androgenetica cura definitiva fa la sua comparsa.

Ti sarà infatti già capitato di leggere di una cura miracolosa che potesse finalmente debellare la calvizie. Cosa c’è di vero e a che punto siamo per poter affermare che siamo vicini alla soluzione finale per sconfiggere l’alopecia androgenetica ?

Alopecia Androgenetica Cura Definitiva: esiste?

Lo scopo di questo articolo è proprio quello di esaminare le nuove scoperte, cercando il più possibile di spiegare il loro meccanismo di funzionamento, in modo da non cadere nei classici annunci che servono solo ad illudere le persone.

Tutto ciò che seguirà è il frutto della ricerca. In alcuni casi le evidenze sono nette, in altri ci sono teorie in cerca di conferme. Infine troverai le sezioni dedicate ai farmaci che attualmente hanno dimostrato di essere efficaci e costituiscono la terapia più usata.

La ricerca dell’Università di Manchester – l’inibitore della proteina SFRP1

Il 9 maggio del 2018, in tutto il mondo è apparsa sui quotidiani una scoperta riguardante un nuovo rimedio contro la caduta dei capelli. Un team di ricercatori dell’Università di Manchester, guidato dal Dott. Nathan Hawkshaw, ha pubblicato sulla rivista scientifica Plos Biology, una ricerca 1)Hawkshaw, N., Hardman, J., Haslam, I., Shahmalak, A., Gilhar, A., Lim, X. and Paus, R. (2018). Identifying novel strategies for treating human hair loss disorders: Cyclosporine A suppresses the Wnt inhibitor, SFRP1, in the dermal papilla of human scalp hair follicles. PLOS Biology, 16(5), p.e2003705. nella quale si fa riferimento all’effetto collaterale di un farmaco utilizzato per la cura dell’osteoporosi.

Non è la prima volta che l’utilizzo di farmaci di tipo immunosoppressori si comporta da freno contro la caduta dei capelli, oppure ne determinano la ricrescita, il problema consiste nel non poterli utilizzare a causa delle pericolose ricadute sul sistema immunitario.

In questo caso siamo di fronte ad un passo avanti. Il punto di partenza è stato quello di osservare il meccanismo attraverso il quale la ciclosporina A aumentava la crescita dei capelli e dei peli in tutto il corpo. Questa viene utilizzata a partire dagli anni ’80 come soppressore del sistema immunitario per coloro che hanno subito un trapianto (per evitare il rigetto), oppure soffrono di malattie autoimmuni.

La ciclosporina A ha un ruolo fondamentale nella soppressione della proteina SFRP1.

Il farmaco WAY-316606, attualmente utilizzato contro l’osteoporosi, agisce come la ciclosporina A contro la stessa proteina. Sono stati donati follicoli piliferi da 40 pazienti che si sono sottoposti a trapianto di capelli. In soli 6 giorni di trattamento si è assistito ad una crescita di 2 mm.

La sperimentazione sull’uomo può portare a produrre un farmaco topico privo degli effetti collaterali che solitamente danno gli immunosoppressori. La strada sembra promettente ma occorre attendere la conclusione dei test. Inoltre è giusto precisare che questa tipologia di farmaci è più idonea nei casi di alopecia areata.

La ricerca dell’Università del Texas – gli effetti della proteina KROX 20

I ricercatori del South western Medical Center di Dallas, dell’Università del Texas hanno identificato una proteina dal nome KROX20 che agisce nei confronti di cellule adipose precursori dei capelli.

dna genetica

In pratica tale proteina fornisce l’informazione a queste cellule per diventare capelli. Oltre a ciò le cellule attivate producono un’altra proteina, denominata SCF, che ha un ruolo nella pigmentazione del capello.

Lo studio 2)Liao, C., Booker, R., Morrison, S. and Le, L. (2017). Identification of hair shaft progenitors that create a niche for hair pigmentation. Genes & Development, 31(8), pp.744-756. pubblicato mostra come nei topi il gene SCF, quando eliminato, causa la comparsa di capelli bianchi. La cessazione della somministrazione della proteina KROX20 nei topi li fa diventare calvi.

Lo studio quindi si sta concentrando su questi due geni con lo scopo di arrivare un giorno alla creazione di un farmaco topico.

La ricerca dell’Università della California di San Francisco –  la cellula immunitaria Tregs

La scoperta è di quelle che possono cambiare il modo di combattere la calvizie. Alcune cellule del sistema immunitario agiscono da regolatori della crescita dei capelli. Sono note con il nome di T Regolatorie (Tregs).

L’immunologo e dermatologo dell’Università della California, Dott. Rosenblum, riferisce in merito ad un particolare esperimento 3)Ali, N. and Rosenblum, M. (2017). Regulatory T cells in skin. Immunology, 152(3), pp.372-381. in cui le Tregs sono state rimosse dall’organismo dei topi, in pratica la loro assenza ha comportato la completa inibizione della ricrescita dei peli.

Da questa osservazione si è compreso quale relazione esista tra le cellule Tregs e le cellule staminali del bulbo che determinano la ricrescita di capelli. Le Tregs non hanno solo il ruolo di agire contro le infiammazioni delle cellule staminali, ma forniscono loro anche le informazioni necessarie su quando attivare la crescita dei capelli.

La radice autoimmune di tutte le forme di alopecia potrebbe quindi essere curata mediante questa nuova terapia.

Fino ad ora si riteneva che le sole cellule staminali del bulbo fossero le responsabili del processo di crescita dei capelli. Tuttavia senza il supporto delle Tregs il processo non si attiva, ed anzi eliminandole si determina la sua cessazione.

La ricerca del Columbia University Medical Center (CUMC) di New York – gli inibitori JAK

La Dott.ssa Angela Christiano della CUMC ha scoperto insieme ai suoi colleghi che i farmaci inibitori della famiglia degli enzimi denominati JAK (Janus Kinase), hanno l’effetto di promuovere la crescita di capelli in maniera rapida e robusta.

La FDA ha già approvato due inibitori JAK per altri scopi. Il ruxolitinib per il trattamento delle malattie del sangue, e il tofacitinib per l’artrite reumatoide.

E’ stata eseguita una piccola ricerca sul trattamento dell’alopecia areata con risultati molto incoraggianti. I buoni effetti devono essere convalidati con la sperimentazione più approfondita per poter immaginare un farmaco di nuova generazione.

Per ora si è ipotizzato che i capelli in fase di riposo (Catagen e Telogen) vengano riportati nelle condizioni ottimali per riprendere la fase di crescita (Anagen) senza rischiare l’atrofizzazione.

La ricerca del Burnham Medical Research Institute di San Diego, in California – Le cellule staminali pluripotenti

Nel mondo la ricerca sulle cellule staminali è al centro degli sforzi per trovare nuove terapie per diverse patologie. I ricercatori californiani in questo caso si stanno preoccupando d fornire un protocollo che stabilisca il processo attraverso il quale si possa passare dalle cellule staminali pluripotenti a quelle della papilla dermica.

I test sono stati condotti sui topi con evidenze importanti, il prof. Terskikh ha affermato che il prossimo passo è quello della sperimentazione sugli uomini.

Molte altre ricerche sono in corso, non resta che attendere gli sviluppi.

Lo stato dell’arte nella cura dell’alopecia androgenetica

I capelli sono costituiti dal bulbo pilifero e dal fusto che da esso cresce e fuoriesce per divisione cellulare. Questo processo è noto come fase Anagen e dura dai 2 ai 6 anni. Il fusto del capello è costituito da una proteina che si chiama cheratina.

I bulbi piliferi vengono alimentati attraverso piccoli vasi sanguigni dai quali ricevono anche ormoni necessari a regolare l’attività del bulbo stesso e, di conseguenza, la crescita e la stessa struttura del capello.

I cicli di crescita e riposo dei capelli comportano anche una perdita giornaliera fino a 100 di essi. Sul cuoio capelluto, in media abbiamo 100 mila follicoli piliferi (per l’esattezza si parla di 110 mila, con l’eccezione di coloro che li hanno rossi che ammontano a circa 90 mila). La fase in cui si trova ogni follicolo è casuale ed è per questo motivo che non ci accorgiamo della perdita dei capelli visto che è non focalizzata.

Il fenomeno della calvizie però non ha nulla a che vedere con la caduta dei capelli bensì è correlato con la miniaturizzazione del bulbo pilifero. Più specificamente si nota che i bulbi piliferi in particolari zone (che sono differenti nell’uomo e nella donna), sono geneticamente ipersensibili al diidrotestosterone (DHT). Questo potente ormone androgeno deriva dal testosterone tramite conversione da parte di un enzima che si trova nel follicolo stesso. Il DHT si lega con i recettori del follicolo causandone una progressiva riduzione delle dimensioni. In una prima fase la crescita risulta ridotta, per poi diventare inesistente nell’ultimo stadio.

Le opzioni a disposizione, per interrompere la fase di miniaturizzazione dei capelli, non sono molte e per ora hanno dato modo di arrivare a formulare solo 2 farmaci approvati dalla FDA. Purtroppo non rappresentano la cura definitiva ma mostrano comunque quali possano essere le strade da percorrere per altri trattamenti. Si tratta del Minoxidil e della Finasteride.

Minoxidil

Si tratta di un farmaco usato per la cura dell’ipertensione, che ha mostrato tra i suoi effetti collaterali la crescita di capelli in aree inaspettate. Viene applicato localmente e va bene sia per l’uomo che per la donna.

minoxidil formula chimica

La sua efficacia non è dovuta solo al fatto che nutre il bulbo pilifero attraverso un incremento della circolazione sanguigna locale. Per approfondire questo argomento ti invito al leggere la pagina su questo farmaco che puoi trovare nel menù in alto.

Lo si deve assumere a tempo indeterminato poiché la sua interruzione causa la ripresa del processo di calvizie.

Finasteride

Questo farmaco, utilizzato per combattere l’iperplasia prostatica benigna (IPB o ingrossamento della prostata), è un inibitore della 5-alfa-reduttasi di tipo II. Tale enzima è il responsabile della conversione del testosterone in DHT. La Finasteride riduce fino al 70% il DHT presente nei follicoli piliferi che possono così riprendere la fase di crescita (Anagen).

finasteride

Viene utilizzata prevalentemente negli uomini e solo in rari casi sulle donne. Anche in questo caso deve essere continuamente assunto per produrre risultati costanti nel tempo.

Dutasteride

La dutasteride è una soluzione alternativa alla Finasteride. Entrambi sono inibitori della 5-alfa-reduttasi di tipo II. Essendo un farmaco più giovane rispetto alla Finasteride, non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine e quelli collaterali.

dutasteride formula

Ad oggi dutasteride ha ottenuto l’approvazione da parte della FDA per combattere l’ingrossamento della prostata e non per ridurre la caduta di capelli. Ciò nonostante si osserva che il DHT viene ridotto in misura maggiore rispetto al farmaco antagonista, arrivando a toccare il 90%.

Il motivo di tale successo potrebbe essere dovuto al fatto che la sua azione è più prolungata nel tempo.

La mancata approvazione da parte della FDA comporta che allo stato attuale si preferisca Finasteride per questioni di sicurezza, ma dutasteride ha comunque molto potenziale.

Terapia a laser freddo

Un approccio totalmente differente è quello della stimolazione a laser per capelli. Viene denominata LLLT e conosciuta anche come terapia a laser freddo poiché le cellule pilifere non subiscono riscaldamento. Si è dimostrata utile per stimolare le cellule staminali epidermiche del follicolo pilifero sia negli uomini che nelle donne.

laser per capelli

Viene in pratica attivata la fase Anagen nei follicoli a riposo.

Autotrapianto di capelli

L’alopecia androgenetica porta alla perdita di capelli nell’uomo nelle zone fronto-parietali e superiore fino al vertice. Le donne invece ne soffrono nella parte superiore del cuoio capelluto.

Ciò significa che la parte posteriore della testa è immune all’azione del DHT. Da questa assunzione deriva che se i follicoli piliferi vengono spostati nelle aree dove insiste la calvizie si otterrebbero capelli senza le problematiche legate alla miniaturizzazione in quanto, appunto, non sarebbero sensibili al diidrotestosterone.

Le tecniche sviluppate, ormai da decenni, consistono nel prelievo chirurgico di un gruppo di follicoli, mediante incisione o strappo. Alla fine del trattamento il numero di capelli non è aumentato, bensì re-distribuito in maniera più omogenea.

Questi trattamenti non sono una vera e propria cura, piuttosto li si può considerare alla stessa stregua della chirurgia estetica.

Alopecia Androgenetica Cura Definitiva: Conclusioni finali

La ricerca continua a progredire per ampliare le possibilità di impiego di farmaci più efficaci rispetto a quelli esistenti per il trattamento della perdita dei capelli. Ad oggi il loro successo è ancora limitato e richiedono un uso costante e continuo per produrre benefici.

La patogenesi dell’alopecia androgenetica non è ancora completamente conosciuta, e ciò perché sembra coinvolgere diversi fattori che svolgono un proprio specifico ruolo in diversi stadi.

Il fenomeno della miniaturizzazione dei follicoli piliferi, le infiammazioni delle cellule follicolari ed altre scoperte futuristiche, hanno aperto la strada per terapie più mirate rispetto a quelle attuali.

Due soli farmaci ad oggi coprono lo spettro delle terapie applicabili, i tempi sembrano maturi per allargare a trattamenti più efficaci. Gli istituti di ricerca stanno competendo per trovare la soluzione vincente e le case farmaceutiche non vedono l’ora di poter creare il prodotto definitivo, che avrebbe una diffusione planetaria.

Quindi, allo stato attuale, possiamo affermare che purtroppo cura definitiva per alopecia androgenetica ancora non esiste.

Bibliografia[+]

Autore articolo: finnikola

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